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Operatori convinti: abbiamo toccato il fondo

di Luca Davi

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Martedí 24 Febbraio 2009

Da una parte il credit crunch, che blocca il canale della liquidità da parte delle banche. Dall'altra il calo degli ordinativi e l'allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti. Stretti tra questi due muri contrapposti, i commercianti italiani di materiali non ferrosi (circa 800 aziende per i quattro settori merceologici – acciaio, non ferrosi, rottami, ferramenta – raggruppate sotto l'ombrello di Assofermet), cercano la via d'uscita.
Un percorso non facile, a dire il vero. Soprattutto per il settore della distribuzione di acciaio. Circa 360 aziende, 13mila addetti per 14 milioni di tonnellate di acciaio movimentato (equivalente a circa il 90% della distribuzione siderurgica italiana), con un giro d'affari di più di 10 miliardi di euro e un parco clienti di circa 160mila utilizzatore. Un comparto su cui, oggi, grava il peso di una clientela che cerca proprio nei distributori e nei centri di servizio acciaio italiani un sostegno finanziario crescente. «L'anello distributivo italiano, in fin dei conti, non può, da solo, far fronte all'impatto di una crisi economica internazionale – avverte Andrea Gabrielli, presidente Assofermet Acciai –. Una crisi che varca di gran lunga la forza finanziaria delle nostre imprese che già in condizioni normali sostengono l'attività della clientela attraverso termini di pagamento più diluiti di quanto non avvenga negli altri Paesi europei».
Il rischio, avverte Gabrielli, è che il comparto della distribuzione di acciaio, anch'esso colpito dal rallentamento economico e dal calo dei prezzi, diventi «strutturalmente un sostituto di istituti la cui funzione principale risiede proprio nel sostegno alle imprese».
Paradossale. Perché fino alla metà del 2008, ovvero nella fase di espansione del ciclo e del mercato, durante la quale la carenza di materie prime aveva fatto salire le quotazioni dell'acciaio, i «nostri fornitori hanno potuto strutturarsi imponendo alla distribuzione tempi di pagamento più ristretti. Tempi ben più corti di quelli riconosciuti dagli utilizzatori finali. Ed in questa frattura è caduta proprio la distribuzione sulla quale si ribalta questa differente velocità», continua il presidente.
Questo, almeno, sul fronte dell'acciaio. Perchè sul versante composito degli altri materiali non ferrosi – che vanno dall'alluminio al rame, dallo zinco allo stagno – la platea dei commercianti vive peraltro il problema della forte volatilità dei prezzi. «Senza dubbio – spiega Carmelo Paolucci, presidente di Assofermet metalli non ferrosi (ovvero grezzi, semilavorati e rottami) – il periodo dei saldi nei metalli non ferrosi è ormai finito e molti di noi nei prossimi mesi rimpiangeranno di non aver comprato prodotti a questi livelli di prezzo».
Il crollo dei listini iniziato la scorsa estate è stato «imprevedibile, improvviso ed estremamente rapido figlio di una crisi economica virulenta di cui non abbiamo ancora visto il fondo e che, secondo i più autorevoli esperti ci accompagnerà per i prossimi mesi», spiega Paolucci. Anche per questo, oggi, i livelli di prezzo raggiunti dai metalli base sono ben al di sotto dei costi medi di produzione. Una dose minima di ossigeno è stata liberata dai tagli operati dai principali produttori mondiali, che hanno chiuso gli stabilimenti antieconomici.
Tuttavia, tra gli operatori, «si è ormai diffusa la convinzione che abbiamo toccato il fondo». In effetti, «sia la relazione fra prezzi e stock che quella fra prezzi e volatilità, annichiliscono le possibilità di ulteriori riduzioni. Inoltre – aggiunge Paolucci – i principali consumatori del Far East in questo momento sono tornati pesantemente sul mercato dei rottami non ferrosi stimolando nuovamente un mercato europeo fin ora asfittico».
Ma cosa cosa si dovrà attendere chi commercia in non ferrosi? «Il rame e nichel sono i primi metalli in cui saranno evidenti sostanziali aumenti. Per essi si prevedono dei range di oscillazione per il prossimo mese rispettivamente di 3.500-4.000 $/tonnellata e 12.000-13.500 $/tonnellata», stima il presidente. Diverso il discorso per l'alluminio: in questo caso i prezzi sono legati direttamente ai benefìci che gli aiuti messi in campo dai governi mondiali avranno nei settori auto e edilizia. «Per l'alluminio – conclude Paolucci – prevediamo una forchetta di 1.450-1.550 $/tonnellata. Stagno e piombo sono invece metalli di nicchia per cui non prevediamo nel breve grandi scossoni: ci attendiamo rispettivamente prezzi di 10.500-12.000 $ e 1.150-1.350 $/tonnellata».

I NUMERI



800
Aziende in Assofermet
Le società raccolte sotto l'ombrello di Assofermet, l'associazione che raccoglie i commercianti e i distributori di metalli non ferrosi, ferrosi, ferramenta e rottami
30mila
Dipendenti
Gli addetti, tra impiegati e operai, dell'intero comparto
10 miliardi
Fatturato del settore acciaio
Il giro d'affari, in euro, movimentato dalle aziende italiane attive nel commercio dell'acciaio
21,5
Milioni di tonnellate
ammontato il fabbisogno d'acquisto di rottami di ferro delle acciaierie italiane nel 2007, quantità in gran parte soddisfatta mediante raccolta interna
350
Aziende del settore "metalli"
Due le principali specializzazioni del comparto: raccolta, lavorazione e commercio di rottami metallici e commercio di semilavorati in metallo
829
Milioni di euro
Il fatturato globale delle aziende distributrici all'ingrosso di ferramenta

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